Strutturalismo e Post Strutturalismo

Per
strutturalismo si intende - in linguistica - la teoria e la metodologia di tutte quelle scuole e correnti, elaborate sulla teorizzazione del linguista svizzero Ferdinand de Saussure (1857 - 1913) e del suo "Cours de linguistique générale" (1916) che si propone lo studio della lingua intesa come sistema autonomo e unitario di segni, dando rilievo primario all'asse della sincronia rispetto a quello della diacronia.
Lo strutturalismo, di tradizione e prospettiva positivistica storica, si è occupato dei valori e delle funzioni determinate dalle relazioni reciproche dei singoli elementi linguistici, considerati come parti di un ordinamento strutturale e di un insieme di fenomeni in continua interdipendenza e interazione.
Lo strutturalismo linguistico, ispirato all'opera di de Saussure, ha connotato in modo determinante le più importanti scuole linguistiche del XX secolo come quella del circolo di Praga, quella del circolo di Copenaghen, detta glossematica e iniziata dal danese L.T. Hjelmslev intorno al 1930, quella del funzionalismo sviluppatasi nel XX secolo principalmente per opera di Nikolaj Trubeckoj e André Martinet in Europa, quella del distribuzionalismo nata negli Stati Uniti nel 1930 a opera di Leonard Bloomfield e successivamente elaborata da Zellig Sabbetal Harris e ancora, quella detta del trasformazionalismo originata dalle teorie di Noam Chomsky.
Una delle prime correnti di pensiero a indirizzo strutturalista nacque nell'ambito della psicologia della Gestalt, i cui principi furono in seguito ripresi da Kurt Lewin.
Si rifà allo strutturalismo anche quel movimento filosofico, scientifico e critico letterario che, sviluppatosi soprattutto in Francia durante gli anni sessanta, estese all'antropologia, alla critica letteraria, alla psicoanalisi, al marxismo e all'epistemologia, le teorie e il metodo dello strutturalismo linguistico.
In particolare nella critica artistica e letteraria (vedi gli studi di Gérard Genette), è stata applicata la teoria e la prassi strutturalista che considera l'opera presa in esame (testo letterario, creazione pittorica o filmica) come un insieme organico scomponibile in elementi e unità, il cui valore funzionale è determinato dal complesso dei rapporti fra ogni singolo livello dell'opera e tutti gli altri.
Anche nell'ambito antropologico si è utilizzata l'analisi strutturale per esaminare le varie forme di aggregazione sociale e uno degli studi più ricchi di risultati è stato quello compiuto da Claude Lévi-Strauss.
Più recentemente sono riferibili allo studio strutturalista gli studi psicoanalitici di Jacques Lacan, la rilettura marxiana di Louis Althusser, le ricerche di Michel Foucault nel campo dell'analisi politica e sociale, l'analisi del testo letterario di Roland Barthes, e soprattutto molte proposte nel campo della semiotica.

Con il termine
post-strutturalismo si indica la tendenza, in alcuni filosofi francesi degli anni sessanta e settanta, alla radicalizzazione e al superamento della prospettiva strutturalista in campo filosofico (Jacques Derrida, Gilles Deleuze, Jean-François Lyotard), psicoanalitico (Jacques Lacan), politico e sociologico, in ottica neomarxista (Louis Althusser, Michel Foucault) e nell'analisi del testo letterario (Roland Barthes, Maurice Blanchot).
Il prefisso "post", che distingue questa corrente filosofica dallo strutturalismo, non va tuttavia interpretato come il segnale di una contrapposizione; piuttosto che opporsi agli esiti della riflessione strutturalista, infatti, questi pensatori hanno spinto alle estreme conseguenze i concetti e le modalità di svolgimento che le erano propri, fino a dissolverli in direzione decostruzionista, costruttivista, o in ogni caso relativista e postmodernista. Come corrente filosofica, pur non formando una vera e propria scuola(i suoi esponenti sono tuttavia legati fra di loro da molteplici rapporti biografici e accademici), si caratterizza per il rifiuto di attribuire al
cogito cartesiano, al soggetto o all'uomo, qualsiasi privilegio gnoseologico o assiologico favorendo invece un'analisi delle forme simboliche, del linguaggio, come costitutive della soggettività piuttosto che come costituite da questa. Tipici dell'approccio post-strutturalista sono: la ripresa di motivi nietzscheani come la critica della coscienza e del negativo (Deleuze) o il progetto genealogico (Foucault), la radicalizzazione e il superamento della valutazione ontologica del linguaggio heideggeriana e una prospettiva anti-dogmatica e anti-positivista. Possono essere considerati post-strutturalisti o vicini a alle tesi post-strutturaliste anche: Giorgio Agamben, Jean Baudrillard, Judith Butler, Félix Guattari, Frederic Jameson, Sarah Kofman, Philippe Lacoue-Labarthe, Jean-Luc Nancy.
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