GIOVANNI MARINELLI: Il bianco e il nero
Giacomo Belloni: L’istante dell’attesa
Marinelli
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Giovanni Marinelli: l'istante dell'attesa.
di Giacomo Belloni

C'è un momento, appena prima che una qualsiasi storia raggiunga il suo culmine espressivo, in cui la naturale sequenza degli eventi rallenta fino quasi a fermarsi per poi rinchiudersi in una sorta di parentesi temporale. Una sospensione, in cui lo scorrere lineare del tempo si cristallizza e l'evoluzione narrativa si comprime fino alla sua massima tensione, per poi ripartire rapidamente e srotolarsi velocemente nella scena determinante.
È questo il momento di cui si impadronisce Giovanni Marinelli, fotografo-artista che possiede quella straordinaria sensibilità di saper cogliere quell'istante sospeso che precede l'inarrestabile accelerazione che si ha subito dopo, quando il tempo riprende la sua corsa e scivola continuo nello svolgersi sequenziale e gerarchico degli accadimenti.
Egli conosce l'esatto momento per scattare, per afferrare con l'obiettivo della sua macchina fotografica quell'immagine di un mondo in attesa, sempre con un istante d'anticipo rispetto agli accadimenti che verranno scanditi dal tempo dell'esperienza. (che qualcosa effettivamente accada)
Giovanni Marinelli fotografa il momento appena prima che la tempesta cominci, quando le nuvole nere e gonfie sono pronte per scaricare sul mare tutta la loro collera; fotografa quell'istante incerto in cui il sibilo del vento s'interrompe, mentre noi rimaniamo con il respiro a metà e l'allerta che ci pulsa impaziente nelle vene. Fotografa il silenzio dell'attesa, subito prima che il tuono squassante dia il via alla danza dionisiaca della natura quando, come una madre inflessibile vuole rimarcare la propria la genitorialità e rimettere ordine alla presunzione dell'uomo. Egli non fotografa il tuono: sarebbe come confermare una scontatezza artistica fin troppo inflazionata. Non fotografa il lampo: sarebbe una banale riconferma dell'ovvietà della narrazione lineare. Lui riesce a fermarsi appena prima che la situazione esploda: fotografa il silenzio del momento in cui si attende immobili ed inquieti che il rumore sordo frantumi il cielo, fotografa l'invisibilità dell'attimo di vuoto che c'è tra la luce ed il suono, fotografa l'istante dell'attesa.
Egli ha la giusta premonizione e la corretta sensibilità per cogliere con l'obiettivo quel momento in cui nulla è ancora successo, anche se c'è nell'aria tutta la tensione che qualcosa di importante, da lì a poco, accadrà.
Le sue immagini lasciano lo spettatore in uno stato di sospensione inquietante e, allungando e dilatando il tempo naturale fintanto egli non sarà pienamente coinvolto negli eventi, gli fa capire da subito che non avrà più alcuna possibilità di abbandonare la scena, di esimersi, di girarsi dall'altra parte. Ferma lo scorrere del tempo, cristallizza la vita di fronte ai nostri occhi di spettatori inermi, lasciandoci la sola illusione di poter interagire con un evento che sta per materializzarsi di fronte a noi. Davanti ad una sua fotografia si ha sempre la sensazione di poter intervenire per interrompere l'inesorabilità degli eventi, anche se si realizzerà presto quanto ciò sia solamente un'illusione: si rimane impotenti ed immobili davanti alla scena, sapendo che, dopo l'istante dell'attesa, non appena il tempo riprenderà il suo normale fluire, accadrà qualcosa da cui non si potrà più tornare indietro.
Guardando una sua fotografia infatti si diviene immediatamente partecipi e, forzatamente tirati in ballo, da spettatori di passaggio si passa ad essere attori attivi e presenti, anche se immobilizzati nell'impotenza e paralizzati nell'attesa inquieta. Tu sei li, avverti l'evoluzione della storia e sai che prima o poi tutto si fermerà nell'istante dell'attesa per poi lasciar spazio a qualcosa di importante, a ciò che denoterà l'evento vero e proprio. Per questo le fotografie di Marinelli tutte sono “senza titolo”, perché egli non fotografa mai la storia in sé o il suo avvenimento determinante, quello che la caratterizza; egli ritrae il momento in cui la sua parabola evolutiva prepara gli eventi che verranno, quando questa termina la sua fase ascendente e si blocca nel vuoto per qualche istante per poi precipitare nel vuoto, in caduta nella sua ovvietà sequenziale.
È il momento in cui si vorrebbe intervenire per evitare che gli eventi si sviluppino in racconto, che si concretizzino. Ma non si riesce, si rimane prigionieri ed inermi nella dimensione della fruizione dove, l'unica possibilità è quella di continuare nell'atto creativo iniziato dall'artista con la scelta dell'istante da rappresentare.
Se è vero ciò che diceva Duchamp “ce sont les regardeurs qui font les tableaux”, l'impotenza del fruitore nel non riuscire a fermare la storia nella sua evoluzione diviene partecipazione reale e fattiva all'atto creativo iniziato dal fotografo. Ci s'immagina allora chi entrerà da quella porta, chi percorrerà quella strada, chi si affaccerà a quel balcone, chi aprirà quella finestra, chi si sdraierà su quel letto. Si scommette su ciò che potrebbe accadere subito dopo; e lo si fa artisticamente, trasponendo i propri umori sulla scena successiva, scena che vivrà unicamente delle proprie emozioni nel proprio immaginario.

Marinelli dipinge con la luce e, come un alchimista attento, la dosa con perizia tramite le aperture del suo obiettivo ed i tempi d'esposizione, catturando quell'immagine (e solo quella), imprigionandola all'interno della sua scatola magica. Poi, come un giocoliere, la elabora ancora per restituirla alla nostra sensibilità solamente dopo averla ripulita da qualsiasi impurità espressiva.
Sulla pellicola Marinelli ferma la vita ordinaria, sospende il tempo per farci entrare con la discrezione di un voyeur in quel mondo parallelo riflesso sulla sua superficie fotografica per mezzo della sola luce.
I suoi colori sono il bianco ed il nero che, miscelati insieme, creano un'infinità di sfumature e contrasti, rendendoci partecipi di una dimensione al di fuori dello spazio e del tempo. Frammenti astratti dalla contingenza e resi eloquenti attraverso giochi di ombre, di riflessi e di luci, appositamente contrastati con l'abile utilizzo dei mezzi meccanici.
Solamente il bianco ed il nero, null'altro che bianco e nero. L'essenzialità della percezione, deve risolversi nella sintesi dell'immediatezza, perché nell'economia delle emozioni i colori diverrebbero elementi inquinanti e inopportuni per un'immagine che sia in grado di colpire con incisività il profondo dell'anima sensibile dello spettatore.

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"È vero, principe, che una volta avete detto che il mondo sarà salvato dalla bellezza?" Dostoevski, L'Idiota

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