Testo pubblicato su:
Schermata 2014-01-24 a 14.23.06
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Declaration: quando la scrittura si fa arte in 3D
di
Giacomo Belloni

Tra i molteplici eventi artistico-culturali che si sono svolti ultimamente negli Emirati Arabi, degna di nota è la mostra "Declaration", inaugurata il 27 dicembre al Tashkeel di Dubai, dove l'artisa tunisino Meet eL Seed ha esposto i suoi ultimi lavori. Per le opere in mostra eL Seed ha utilizzato la scrittura tradizionale araba espansa su larga scala; vere e proprie sculture che dominano lo spazio per la loro forte presenza fatta di colori squillanti e di grande concettualità. Al Tashkeel eL Seed mette da parte le pareti delle periferie, i muri nascosti dei graffitari, lascia a latere il disagio delle generazioni incomprese per cercare nuovi mezzi capaci di esprimere e valorizzare la cultura di cui fa parte.
Per le opere di "Declaration" l'artista si è ispirato ad un poema di Nizar Qabbani, uno dei più importanti e famosi scrittori arabi della contemporaneità, libero pensatore siriano scomparso a Londra nel 1998. EL Seed utilizza lo scritto di Nizar Qabbani come base per il suo lavoro, dichiarando esplicitamente l'amore per l'antica arte della calligrafia e per la contemporaneità della sua cultura. Utilizzando sculture calligrafiche che colloca su ampia scala tra pareti e pavimento, l'artista valica i confini dello spazio espositivo lasciando piena libertà di confronto tra spettatore e opera, cercando di instaurare tra loro un rapporto di complicità creativa, invitando il visitatore a partecipare ad una conversazione che vede come interpreti il poema di Nizar Qabbani, il linguaggio arabo e lo stesso Meet eL Seed.
Al posto dei graffiti eL Seed dà volume alle sue lettere facendole uscire dalla piattezza anonima del foglio per inserirle nella stessa dimensione dello spettatore, in modo che quest'ultimo possa avere con loro un rapporto diretto, paritetico, quasi fisico. Utilizzando i grandi spazi della galleria, i graffiti di Meet eL Seed diventano nuove forme che interagiscono direttamente con lui consentendogli di sperimentare differenti livelli di lettura. Ecco quindi che ciò che normalmente è conchiuso nei confini di una pagina trova la necessaria concretezza volumetrica che, anche per merito di colori sorprendenti, consente di comunicare su diversi piani percettivi. Una espressività che interloquisce direttamente con il lettore senza che ci sia la necessità di alcuna mediazione; il rapporto tra opera e spettatore non ammette più alcuna intromissione proprio perché l'opera e i suoi significati arrivano direttamente alla meta.
Così
come le sue opere crediamo che anche le sue parole non abbiano bisogno di mediazioni per spiegare i suoi ultimi lavori: "Non vorrei essere classificato come l'artista dei graffiti o semplicemente un artista arabo. Non amo le etichette; queste non farebbero altro che limitare la mia arte e mettere confini alle mie possibilità creative. Credo che il mio lavoro faccia riflettere sulle contraddizioni del nostro mondo in maniera nuova, fuori dagli schemi della consuetudine. Tento di rompere gli stereotipi comuni che troppo spesso vengono associati alla mia cultura e alla mia gente. Il fatto che io non abbia mai imparato "formalmente" la calligrafia araba mi ha lasciato aperte tutte le possibilità per interpretarla in maniera personale e di giocare con le lettere senza limiti. Per questo preferisco definire la mia arte come una forma di "calligrafismo", in cui l'approccio diviene istintivo piuttosto che tecnico".
In ultimo, a dimostrazione ancora una volta del grande ed incondizionato interesse per l'arte e per la cultura che si ha negli Emirati, ci fa piacere ricordare che Il progetto di questa mostra è stato sviluppato durante il programma di residence svoltosi presso lo stesso Tashkeel e presentato in collaborazione della Fondazione Salama bint Hamdan Al Nahyan.

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"È vero, principe, che una volta avete detto che il mondo sarà salvato dalla bellezza?" Dostoevski, L'Idiota

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