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Barcellona, Antoni Gaudì e la Sagrada Familia
di Giacomo Belloni

Ogniqualvolta l’architettura cristallizza i suoi stilemi, li anchilosa, vive di inezie, occorre tornare a zero o come dice Barthes “creare una scrittura bianca, sciolta da ogni schiavitù a un ordine manifesto del linguaggio”. Bruno Zevi.

Ogni avanguardia artistica decostruisce i codici consolidati, smonta le certezze, vuole ricominciare da capo per trovare un punto dal quale ripartire, una nuova base sulla quale gettare solide fondamenta per un linguaggio nuovo ed innovativo, generalmente in netto contrasto con il precedente.
Ogni nuova corrente, ogni artista d’avanguardia porta avanti la propria battaglia antiaccademica, contro il vecchio e, propone una radicale alternativa alle esperienze precedenti, colpevoli di non aver trovato una base di ripartenza soddisfacente.
Questo è quanto è avvenuto in Europa dal 1893 al 1914 quando si è sentito il bisogno di una decisa svolta in favore di un lessico completamente nuovo, quello dell’Art Nouveau.
Nel caso dell’Art Nouveau però non si azzera tutto come generalmente fanno le avanguardie, viene scelto un periodo storico precedente dal quale ripartire, quello del gotico, troppo presto messo da parte in favore del Rinascimento.
L’Arte Nuova vedeva l’antico gotico sia come ricco serbatoio di forme, sia come valido sistema creativo in netto contrasto con l’alienante e omologante sistema industriale.
Si ha la necessità creativa di trovare qualcosa di radicalmente innovativo che non ripeta gli errori precedenti; si sente il bisogno di adeguare i linguaggi ad un mondo in vertiginosa trasformazione. Al livellamento industriale si oppone l’Art Nouveau, alla volgarità dei fronzoli moltiplicati industrialmente si oppone la capacità manuale di recuperare la qualità del prodotto.
Con caratteristiche differenti nei vari paesi l’Arte Nuova si diffonde velocemente in un’Europa spinta dalla pressante voglia di cambiamento.
La Catalogna è luogo al di fuori dai coinvolgenti discorsi culturali di fine secolo ma grazie ad Antoni Gaudì e ad una ristretta cerchia di architetti-artisti si esprime a livelli sublimi con il “modernismo” (così era chiamata l’Arte Nuova in Spagna) rifiutando l’artificialità dell'architettura industriale in favore di una nuova sintassi ispirata alla
natura ed alle sue forme.
Il suo sviluppo in Spagna venne favorito dall’impegno culturale della borghesia catalana, assai colta ed artisticamente sensibile.
L’opera di Gaudì influenzò tutto l'ambiente artistico internazionale ed ha lasciato una preziosa eredità per gli altri artisti a lui coevi ma soprattutto per quelli che sono venuti dopo. Scrive ancora Bruno Zevi: “Genio incommensurabile, di livello wrightiano; alla sua fonte libidinosa avrebbero potuto dissetarsi gli espressionisti e, più tardi, gli informali e gli “action-architets”.
Controcorrente in una Spagna ai margini della cultura europea e, in una città, Barcellona, dove imperversavano stili ed influenze diverse, Gaudì riuscì ad imprimere tratti tanto caratterizzanti da permettere alla città di offrire architetture uniche e inconfondibili.
Non bisogna cadere nell’errore di pensare a lui come genio isolato dal mondo, egli respira infatti tutta la fervida attività culturale delle capitali europee.
E’ stato il precursore nell'utilizzo di nuovi materiali: preferì l'impiego di mattoni, pietre e vetro mentre l'acciaio e il ferro venivano adoperati solo dove non era possibile sostituirli; il suo linguaggio proponeva elementi sempre nuovi: colonnati, camini a forma di fungo, mosaici in ceramica, smalti colorati, archi di tipo parabolico, iperbolico ed elicoidale; giochi di luce sapientemente studiati, sculture di ispirazione naturalistica e costante attenzione nell’integrare l'edificio con ambiente circostante.
La morbidezza delle curve nelle sue opere imitava la natura perché per lui "gli edifici erano esseri viventi, organici".
Artista impareggiabile nella storia dell’arte è stato capace di inventare forme architettoniche uniche mescolando tecniche di avanguardia e capacità artigianali. Quando nessuno avrebbe mai osato, ammorbidisce i profili, crea linee delicate e sinuose, riempie le architetture di riflessi di luce. Il colore con il quale “dipinge” le sue architetture diventerà patrimonio linguistico dei più grandi artisti spagnoli che gli sono succeduti.
Il padre, il nonno e il bisnonno erano calderai, ovvero quegli artigiani che costruivano caldaie piegando rame e lamiera. Secondo Gaudì essi riuscivano a vedere un oggetto tridimensionale da una lastra di metallo ed attribuisce alla sua famiglia le sue capacità plastiche, la sua inventiva e la sua fantasia. Tutto ora viene piegato: pietra, ferro, legno: la retta è la linea degli uomini, la curva è la linea di Dio.

Uomo profondamente devoto, Gaudì venne chiamato dai suoi contemporanei "l'architetto di Dio" e la Sagrada Familia è per i Catalani un "Cantar espiritual" ed è considerata uno dei simboli di Barcellona.
E’un’opera straordinaria che procede tuttora grazie alle offerte dei fedeli. La sua costruzione avanza a ritmi lentissimi a causa dei costi elevati e bisognerà attendere almeno mezzo secolo prima di vederla completata. Nell’opera si avverte il distacco dell'architetto dalla tradizione, in favore dell’invenzione formale libera e fantastica.
Gaudì ha dedicato alla sua costruzione l'ultima parte della sua vita, ed è l’opera nella quale ha voluto esprimere tutta la sua arte. Per quarantadue anni, dal 1884 fino al giorno della sua improvvisa morte, nel 1926, egli ha lavorato instancabilmente alla "cattedrale dei poveri". Negli ultimi tempi addirittura non si allontanava più dal cantiere neppure per dormire e viveva in una eremitica solitudine creativa; nonostante avesse una piccola casetta nel centro storico di Barcellona, si era ricavato un angolino nella Sagrada Familia, dove studiava e lavorava giorno e notte.
Dopo la morte di Gaudì i lavori continuarono, si interruppero solamente durante la Guerra Civile spagnola. La costruzione riprese nel 1952, sotto la guida di un altro architetto, che ne cambiò il progetto in quanto l’originale era andato perduto durante un bombardamento. Gaudì aveva previsto la realizzazione di tre facciate, dedicate rispettivamente alla Natività, alla Crocifissione e alla Resurrezione di Gesù, sette navate e diciotto torri che dovevano rappresentare Cristo, i dodici Apostoli, i quattro Evangelisti e la Vergine Maria.
Oggi la Sagrada Familia è costituita da due facciate, quella della Natività e quella della Crocifissione, dai fianchi, da una parte dell'abside e del transetto di sinistra; il tetto, manca ed il suo completamento è previsto per il 2007.
L'unica facciata terminata da Gaudì è quella della Natività, decorata da gruppi scultorei raffiguranti la nascita di Gesù, e da elementi naturalistici come piante, fiori, nuvole e stalattiti di ghiaccio sulla pietra. La facciata della Crocifissione, inaugurata nel 2000, è stata realizzata dall'architetto Subirachs, che ha saputo sintetizzare le proprie idee e quelle di Gaudì, adottando però, uno stile più moderno e meno imponente.
Oggi il cantiere è diventato un'attrazione turistica, grazie alle alte torri, dalle quali si può godere un'ottima vista di Barcellona, e grazie al museo vicino al cantiere, dove vengono mostrate ai visitatori le varie fasi della costruzione dalla chiesa.
Il 7 giugno del 1926 Gaudì venne investito da un tram. Il suo miserevole aspetto ingannò i soccorritori, che lo credettero un povero vagabondo e lo trasportarono all'ospedale della Santa Croce, un ospizio per mendicanti. Fu riconosciuto soltanto il giorno successivo dal cappellano della Sagrada Familia, e morì il 10 giugno. Nonostante questa fine quasi miserabile, al suo funerale parteciparono migliaia di persone. È sepolto nella cripta della Sagrada Famiglia.
Scrive Renato De Fusco: a differenza di altri, egli piuttosto che alla fantasticheria individuale ha esplorato il campo dell’immaginario collettivo unito ad una immensa profondità religiosa. Ed è proprio a questa valenza immaginaria, distaccata almeno in apparenza dalla problematica della contingenza, che sono ritrovabili anticipazioni di molti altri momenti e tendenze della storia dell’arte moderna, dall’espressionismo al surrealismo, dal cubismo all’informale.
Juan Mirò lo chiamava “il primo fra i geni”, Le Corbusier lo considerava “colui che aveva la maggior forza tra tutti gli uomini della sua generazione”. Gaudì ha anticipato soluzioni architettoniche e figurative attuali ancora oggi; quando nessuno osava lui piegava, colorava, ammorbidiva e plasmava; tutto diviene plastico, in movimento.
Con Gaudì il concetto di opera cambia, l’architettura diventa dinamica; la Sagrada Famiglia è opera “in processo”, in continuo divenire, in continua evoluzione.
Anche noi possiamo fare la nostra offerta che servirà per la sua costruzione; siamo coinvolti nell’evoluzione del cantiere in prima persona e abbiamo la possibilità di sentirci parte attiva nella costruzione di una delle opere più belle della storia… e la sentiamo un po’ nostra.


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