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Sculture meccaniche di luce, sculture in movimento, teatralità.
da Rosalind Krauss, Passagges in Modern Scupture, 1981.
di
Giacomo Belloni

Ciò che caratterizza i lavori - le colonne - di Robert Morris è la loro
presenza e la loro compartecipazione allo spazio dell'osservatore. Che siano scenografie teatrali o che siano in un museo queste sculture esistono, partecipano e dipendono da qualcuno che le guarda. Senza rinchiudersi in uno spazio estetico proprio, isolato, scendono dall'alveo dorato dell'arte per esistere nella dimensione dello spettatore, divenendo attori presenti e recitanti il loro copione di compartecipazione.

La Krauss chiama "teatralità" ciò che caratterizza l'arte cinetica e la scultura ambientale tanto da divenire parte dell'
happening o delle scenografie per Merce Cunninghum elaborate da Rauschenberg.

Per completezza non bisogna dimenticare di menzionare il
Modulatore di Moholy-Nagy del 1930 o Relache di Picabia del 1924, precedenti autorevoli di sculture teatrali, suggestive creazioni artistiche in grado di influenzare ed agire con il palco e con lo spettatore, capaci di provocare reazioni emotive a secondo del movimento o della luce prodotta. In questi casi l'energia elettrica la faceva da padrona e annullava l’opera smaterializzandone la fisicità, elevando la luce a soggetto dinamico della scultura. Anche se il Modulatore ricalca le orme della colonna di Gabo sulla scena impersona un vero e proprio attore meccanico. Certo è che in questo caso il suo "interno" riflette sulla superficie il proprio carattere modificando le luci di continuo che cambiano la sua pelle. Il Modulatore riprende un discorso intrapreso da Burnahm nel quale sosteneva che la scultura farà propria la cibernetica, imitando l'uomo anche nelle sue possibilità dinamiche, quasi per cercare di impadronirsi dei segreti divini della vita.

Il movimento diventa un'esigenza e la scultura vive la frenesia di un mondo sempre meno statico. Alexander Calder riesce a creare opere a tre dimensioni in grado di avere una loro vita autonoma ma questa volta senza che sia necessaria alcuna energia applicata. I suoi
mobiles sono azionati direttamente dall'aria, dalla naturalità del vento o da qualsiasi cosa agisca su di loro, anche l’uomo. Non solo: nel movimento le forme piatte formano volumi virtuali, esattamente come le sculture costruttiviste che suggerivano gli spazi attraverso qualcosa che era solamente accennato.
Le sculture dinamiche di George Rickley si avvicinano concettualmente ai lavori di Calder, così come
The Loop di Len Lye, strutture che si muovono autonomamente come attori su un palco. The Loop è un anello di acciaio lucido con una circonferenza di circa 6 metri che, in stato di quiete, è imperniato su un potente magnete che lo costringe a sé. Quanto l'anello viene rilasciato compie una serie di seducenti oscillazioni accompagnate dal rumore tagliente che emette l'acciaio nel suo fendere l'aria.

Altri artisti che hanno creato
sculture-attori sono: Jean Tinguely, con una performance meccanica compiuta dal suo Omaggio a New York nei giardini del Moma nel 1960, Pol Bury che imprime ai suoi lavori movimenti leggeri, quasi impercettibili, se non fosse per i rumori striduli emessi dai suoi oggetti (corde, rulli, ecc.).

George Segal invece non lavora con il movimento, anche se la
teatralità viene garantita dagli oggetti reali, veri, effettivi ai quali affianca i suoi personaggi - manichini di gesso -, anch'essi a grandezza naturale che perturbano la scena destabilizzando lo spettatore, confondendo leadimensioni dell'arte con quella del reale da cui si osserva l'opera.

Claes Oldenburg invece impone i suoi lavori sulla scena seguendo due criteri elementari: l'
ingrandimento e la resa molle - come la carne del corpo, in un'azione umanizzante senza precedenti.
Scrive la Krauss:
L'osservatore è contestualmente costretto ad ammettere che questi sono gli oggetti che io utilizzo quotidianamente, ed io assomiglio a loro. Oldenburg, così come facevano i surrealisti sfalsava la dimensione per rompere i principi di casualità del reale, aprendo a nuove ed inaspettate sensazioni. Io assomiglio a loro è la strategia di Oldenburg che, così facendo, perturba le convenzioni della razionalità.

io@giacomobelloni.com

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per approfondimenti si consiglia la lettura del libro:

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"È vero, principe, che una volta avete detto che il mondo sarà salvato dalla bellezza?" Dostoevski, L'Idiota

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