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Theodor Adorno, Teoria Estetica (1970)
Opposizione in termini: arte moderna e avanguardia.
di Giacomo Belloni

Solamente l'arte è oggi in grado di opporsi al mondo contemporaneo, quello traumatizzato dagli eventi sconvolgenti dell’ultimo secolo. Un mondo troppo incentrato sull’appartenenza dettata dai canoni dominanti, oppressivo e vessatorio nei confronti delle differenze e di chi non si conforma al sistema egemone.
La filosofia oggi, per mezzo della
dialettica negativa, lascia finalmente spazio all'arte. La filosofia e l’arte pertanto rivendicano la loro complementarietà: “l'arte ha bisogno della filosofia, che la interpreta, per dire ciò che essa non può esprimere e che però può essere detto solo dall'arte, che lo dice tacendolo”.

Con la modernità l’arte ha perduto alcune funzioni, anche se contestualmente le si sono dischiuse nuove opportunità.
Alle premesse delle avanguardie degli anni 10 non sono seguiti i fatti, forse perché, invece di fermarsi a contemplare i risultati raggiunti, le avanguardie hanno preferito inseguire un
preteso ordine. L’autonomia da loro conquistata non è mai messa in discussione poiché, da sempre, l’arte segue di pari passo le vicende umane; tanto più questa si sconvolge e si modifica più tanto più si disumanizza la società. Proprio questa sua autonomia le consente di non essere confusa con il mondo delle cose al quale invece si oppone.
L'autonomia è assicurata grazie al suo essere forma. È attraverso l’autonomia, attraverso la sua indipendenza, che l'opera comunica con il mondo, mostrando il suo duplice carattere:
entità autonoma e fatto sociale. Ed è sempre solo grazie alla sua autonomia che l’opera ci permette di conoscere qualcosa del mondo.

Nel Novecento però ci sono state alcune esperienze artistiche - come il Dadaismo - che hanno preferito una radicale eteronomia dell’opera; queste hanno di fatto annullato la forma, ed
hanno confuso l’arte con la vita.

L’arte, così come il mondo, muta e si definisce a proposito di
ciò che non è, s’identifica nel rapporto con ciò che è il suo altro, rinvia continuamente a ciò che non è possibile rappresentare.
Hegel sosteneva che l'arte è qualcosa di transeunte che potrebbe avere come contenuto proprio la propria caducità, nell'epoca della propria decadenza. Per cui l'arte ed i suoi prodotti sono transitori in quanto il suo statuto la vede esprimersi nei concetti e in ciò che
in essa non è, in ciò che è ad essa contrapposto.

La frattura estetica non può rinunciare a ciò che viene rotto; l'immaginazione non può rinunciare a ciò che essa non rappresenta. L'apparenza estetica ci mente mostrandoci una non-realtà.
Schönberg diceva che non si dipinge ciò che un quadro rappresenta e che l’opera ha una relazione con un
suo doppio presente nella realtà. Questa specularità con l'empiria consente all'opera di mostrare il mondo per differenza proprio grazie a questa separazione, così da divenire il mezzo privilegiato per la rappresentazione.
Le opere d'arte sono copie solamente quando restituiscono
quello che non viene rappresentato; comunicano con la realtà a cui rinunciano e rappresentano quel che non sono.

L'arte ha sempre una duplice essenza:
autonomia e fatto sociale, un’essenza che non mente perché le opere sono sempre contestuali, inserite nella storicità che le produce. Sono sempre in relazione con un esterno, con una realtà che le definisce in quanto rapporto sociale. Adorno scrive che la storia dell'arte può essere considerata la storia della loro autonomia.
Inoltre, ogni opera è
un attimo, non è mai per sempre ma si produce volta per volta, in un equilibrio fragile e momentaneo, che può essere rapportato a quello tra Io è Es.
Nelle opere l'elemento artistico si manifesta solamente per mezzo di un materiale strutturato e storicamente avanzato.

IL BELLO ARTISTICO
La bellezza della natura è quel suo sembrar dire di più di quel che essa stessa non sia. Le opere producono quello che manca, quel di più che è la loro trascendenza, proprio perché esse sono un fatto spirituale. Se manca la trascendenza l'opera perde completamente ogni funzione.
La
trascendenza è proprio quel di più di spirituale che la caratterizza.
Le opere d’arte sono manifestazioni di
altro e, come per il bello naturale, mostrano la loro somiglianza con la musica imitando il brivido preistorico. Con esso la paura che possa svanire, scomparire, volare via. Esso si avvicina ad una sensazione celeste e rimane in attesa, sopito ma presente. L’arte è come una Mnemosyne.
Tra tutte le arti, quella meno caratterizzata da contenuti rappresentativi è la musica, la quale appare quindi la più idonea per esprimere, proprio per la sua indeterminatezza, ciò che è altro.
Quando un inesistente spunta fuori come se esistesse, si mette in moto la questione della verità. Partendo dalla forma l’arte promette rimandando a qualcosa che in realtà non è visibile, anche se annuncia qualcosa di irraggiungibile, proprio attraverso le sue forme. Questa irraggiungibilità è tipica della filosofia idealistica, la quale come il platonismo, privilegia la dimensione ideale piuttosto che quella materiale. Con il romanticismo si credeva di riuscire ad afferrare l’etere, che però non si lascia inchiodare. Proprio Platone critica l’arte proprio per il suo essere mendace con i propri contenuti materiali.
Il piacere sensoriale dell’arte risiede in ciò che lo spirito promette, non nel piacere che si ha nell’osservarla.

Poiché le immagini delle opere sono espressione di una durata temporale limitata, sono
manifestazioni del transeunte, attimi di stasi.
La manifestazione e l’esplosione dell’opera d’arte sono essenzialmente fenomeni storici, non tanto per il loro collocarsi storicamente nell’empiria, ma in quanto manifestazioni di un loro
tempo interno, la cui continuità viene fatta saltare dall’esplosione della manifestazione [...] Analizzare le opere d’arte significa prender coscienza della storia immanente in esse immagazzinata.
Le opere sono un fatto collettivo, sociale e il loro linguaggio è formato da
una corrente sotterranea collettiva.

SPIRITO
Ciò che si manifesta è lo spirito,
il loro spirito, sempre obiettivo tanto da esserne l’immanente mediazione, ciò che parla attraverso di loro […] ciò che le rende scrittura. […] Lo spirito, elemento di vita dell’arte, è legato al contenuto di verità dell’arte, senza coincidervi. […] Se lo spirito delle opere d’arte risplende nella loro manifestazione sensibile, allora esso risplende solo come sua negazione. […] ciò che si oppone allo spirito nelle opere d’arte non è l’elemento naturale dei materiali e oggetti dello spirito che ne costituisce piuttosto un valore limite. Quei materiali sono preformati storicamente e socialmente.

Giacomo Belloni

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per approfondimenti si consiglia la lettura del libro:

Alle origini dell'opera d'arte

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"È vero, principe, che una volta avete detto che il mondo sarà salvato dalla bellezza?" Dostoevski, L'Idiota

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