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L'efficacia dell'immagine. Louis Marin
di Giacomo Belloni

Tiene in sé la pittura forza divina non solo quando si dice dell'amicizia, quale fa gli uomini assenti essere presenti, ma più i morti dopo molti secoli essere quasi vivi, tale che con molta ammirazione dell'artefice e con molta voluta essi si riconoscono.[...] Una forza che è duplice in quanto al tempo stesso capacità di presentificare l'assente e istituire un soggetto come spettatore grazie a questa stessa presentazione. (Leon Battista Alberti, De Pictura)

[...] parleremo dei poteri dell'immagine riconosciuti, studiati, analizzati, e, forse ancor più, messi alla prova attraverso testi letterari.
Affrontare l'immagine non attraverso il concetto occidentale di copia, di imitazione di qualcosa, di mimesis, condizione che la confinerebbe ad un livello inferiore - meno reale, un riflesso impoverito, una rap-presentazione - ma secondo la forza, la virtù, ed il potere che emana. È proprio il suo essere immagine che la rende forte, efficace.
Sarebbe attraverso i testi e le loro parole che l'immagine prende corpo, in un rapporto costruttivo di reciproca influenza. Louis Marin ne analizza alcuni, ma tra questi è nel
De Pictura di Alberti in cui trova il passo in cui si realizza quanto sostiene.
Rap-presentare è il presentare ancora, mettere in scena l'assenza di qualcosa che era ma che adesso non è più. Sarebbe ciò per Marin il primo atto della sua efficacia, quello appunto di presentificare un'assenza, esattamente come fa l'amicizia, e che presenta rappresentando colui che non c'è più (il morto).
Inoltre fa risaltare il doppio ruolo dell'osservatore (rap-presentazione, presentare nuovamente), nella sua duplice funzione: nel piacere che prova come sostituto del pittore in quanto oggetto dello sguardo del dipinto (
presentifica l'assenza), nonché come riflesso di se stesso (autopresentazione). Ecco il potere dell'immagine, la sua forza.

Narciso sdraiato sul bordo della fontana: "Mentre beve, invaghitosi della sua forma che vede riflessa, spera in un amore che non ha corpo, crede che sia corpo quella che è ombra. Attonito fissa se stesso e senza riuscire a staccare lo sguardo rimane immobile [...] Desidera senza saperlo, se stesso; elogia, ma è lui l'elogiato, e mentre brama, si brama, e insieme accende e arde [...] Ingenuo, che stai a cercar di afferrare un'immagine fugace? Quello che brami non esiste; quello che ami, se ti volti, lo fai svanire. Quella che scorgi è l'ombra, il riflesso della tua figura. Non ha nulla di suo quest'immagine". Ma, aggiungeremo noi, essa possiede l'onnipotenza del desiderio di chi la guarda non può cessare di guardarla per farla scomparire, un desidero assoluto e di totalità che ritorna sul soggetto del desiderio nell'alterità di un inganno. (Louis Marin)

Il potere dell'immagine è nei suoi
segni e nei suoi indici ma questi si attivano solamente per mezzo dello sguardo e il pathos estetico. La forza dell'immagine sta proprio nella sua apparizione, nella sua messa in visione. Come l'immagine di Narciso "se ti volti, lo fai svanire" perché "non si dà alcun visibile senza luce".
Quindi, come accennato all'inizio, e come sua consuetudine, Marin parla dell'immagine per mezzo dei testi,
chiose e controchiose che fanno apparire l'immagine che era in ombra, ma anche il suo carattere illusorio.

io@giacomobelloni.com


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"È vero, principe, che una volta avete detto che il mondo sarà salvato dalla bellezza?" Dostoevski, L'Idiota

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