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historia del arte1

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Nuova Secessione artistica italiana e Fronte Nuovo delle Arti (1946-1950)
di Giacomo Belloni

Negli anni immediatamente successivi al secondo dopoguerra, la situazione artistica vede due città, Roma e Milano, brulicare di un fervido clima culturale caratterizzato da una forte spinta emotiva e unite dall’impegno ideologico e dall'entusiasmo creativo venutosi a concretizzare a seguito della liberazione dal regime e della fine del conflitto. Le vicende socio-politiche sono segnate dalla lotta politica tra la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista, quest'ultimo divenuto più forte dopo il patto del ‘47 con il Partito Socialista.
Sono soprattutto gli artisti che avevano partecipato all’esperienza di Corrente a chiedere un rinnovamento radicale e a manifestare la necessità di una nuova arte, capace di essere espressione di un sentire contemporaneo e di rappresentare nelle proprie opere il deflagrante momento storico che si stava vivendo.
Nel 1946 viene redatto il
Manifesto del Realismo di pittori e scultori, conosciuto come Oltre Guernica, che decreta la Guernica di Picasso l'unico valido riferimento culturale, sia artistico che politico, il cui linguaggio neocubista diviene spunto di confronto e di crescita per molti artisti italiani.
In questo ambito politico-culturale si costituisce a Venezia, il 1 ottobre 1946, la
Nuova Secessione Artistica Italiana.
L’obiettivo è quello di far proprie, finalmente anche nell'arte italiana, le ultime esperienze europee, per cercare di andare oltre le posizioni dominanti della cultura nazionale, tra cui quelle espresse dal movimento di Novecento. L’elemento comune è il postcubismo picassiano, riconosciuto come unico lessico in grado di contrastare l’estetica delle forme propria dell’accademismo del regime fascista.
I firmatari del manifesto sono undici: Renato Birolli, Bruno Cassinari, Renato Guttuso, Carlo Levi, Leoncillo, Ennio Morlotti, Armando Pizzinato, Giuseppe Santomaso, Emilio Vedova, Alberto Viani.
Negli intenti programmatici del gruppo c’è l’intenzione di organizzare una serie di mostre, in Italia, in Europa e in America, presentate da cataloghi redatti da autorevoli personaggi della cultura artistica, sia italiani che stranieri: ogni artista godrebbe infatti di una presentazione dedicata scritta da un critico differente.
La prima mostra si tiene alla Galleria della Spiga di Milano nel luglio del 1947 e raccoglie a sé gli artisti più significativi del periodo successivo a Novecento. In quest'occasione, su richiesta di Renato Guttuso, la
Nuova Secessione adotta la denominazione di Fronte Nuovo delle Arti. Lo stesso Guttuso propone l’entrata di Mafai, di Consagra ed altri della sua generazione. Il manifesto del movimento viene redatto per questo evento, su suggerimento di Renato Birolli, dal critico Giuseppe Marchiori, proposta che viene subito raccolta da Giuseppe Santomaso, da Emilio Vedova e da Armando Pizzinato. Il testo recepisce appieno le tematiche che si stavano affrontando a Milano e a Roma. Si rivendica qui il riconoscimento delleterogeneità tecnica e poetica dei componenti del gruppo: l’intenzione primaria era quella di cercare un'unità di intenti, indipendentemente dalle scelte espressive e il potenziamento dellazione singola degli artisti. È impossibile parlare di stile unitario, anche per via della configurazione stessa del movimento che non propone particolari codici estetici, bensì una comunanza generazionale dei suoi componenti.
Durante lo svolgimento dell'evento milanese però, forse anche a causa dell’inconsistenza programmatica, si scatenano forti conflitti personali tra i partecipanti che, anche per rivalità personali, vedono l'uscita di Bruno Cassinari e l’ampliarsi del fronte romano con artisti del calibro di Antonio Corpora e di Giulio Turcato.

La Nuova Secessione si divide dopo il 1948 nei due fronti opposti: quello dei Realisti e quello degli Astratto concreti.
Nel 1948 gli artisti del Fronte, eccetto Fazzini, presentati in catalogo da Marchiori, partecipano alla prima Biennale di Venezia del dopoguerra.
In occasione della Prima Mostra Nazionale di Arte Contemporanea dell'ottobre 1948 a Bologna, divengono sempre più evidenti le distinzioni delle strade che si erano aperte per merito dell’eredità postcubista, ancora più marcatamente di quanto visto alla Biennale appena conclusa. Nell'ultima giornata della mostra, Guttuso prende parte al dibattito sulle prospettive astrattiste e realiste dell'arte italiana, schierandosi apertamente dalla parte di un realismo che si vuole conformare alle posizioni sovietiche, con rappresentazioni a favore della figurazione, in contrasto netto e aperto con il formalismo astrattista e alla sua deformazione. Prima Pizzinato, quindi Guttuso rinnegano l'astrattismo e annunciano l'abbandono del Fronte, che si scioglie ufficialmente il 3 marzo 1950, laddove era cominciato, a Venezia.
Alla successiva Biennale, quella del 1950, gli artisti provenienti dal Fronte partecipano distinti in due gruppi, quello dei realisti, aderenti all'ortodossia estetica del Partito Comunista Italiano, e quello degli astrattisti. Questi ultimi rivendicano il primato della libertà delle scelte degli artisti su ogni condizionamento ideologico e di partito. Da questo secondo gruppo nascerà nel 1952 il Gruppo degli Otto di Lionello Venturi, i cui componenti provengono appunto, per la maggior parte, dall'esperienza del Fronte nuovo delle arti.


Pizzinato

io@giacomobelloni.com


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