Pubblicato su
Schermata 2012-10-21 a 09.39.31

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Tecnica e teoria per colmare il vuoto e convivere con il nulla: Roberto Crippa
di Giacomo Belloni

Quando Lucio Fontana nel 1947 buca la tela rivela finalmente al mondo la terza dimensione e, quella che prima era solamente finzione prospettica, anche in arte diviene realtà. Un nuovo modo di concepire lo spazio dove la tela non è più solamente una superficie su cui dipingere ma è già da sola un elemento cosmico. Lo spazio può e deve essere contemplato nella sua pienezza dimensionale e nelle sue infinite possibilità. Sono gli anni in cui è necessario andare oltre i limiti conosciuti: l’aereo inizia a coprire grandi distanze diventando accessibile a un pubblico sempre più vasto, le altitudini finora sperimentate non sono più sufficienti a soddisfare una curiosità che non potrà che non realizzarsi con le esplorazioni spaziali e con la conquista della luna. In arte, così come nella vita, non è più accettabile alcuna mistificazione per cui il mondo sensibile diviene il vero palcoscenico, sia della vita che dell'arte, perché finalmente si capisce che le illusioni sono falsità che, oltre ad allontanarci da qualsiasi forma di verità, creano false certezze. È arrivato il momento di andare oltre l’apparenza, di trovare altri presupposti sui quali fondare nuove aspettative, diversi dai precedenti. La ragione e la razionalità hanno portato alla macchina distruttiva della guerra e al frastuono delle sue esplosioni, la ragione e la razionalità si sono espresse con gli aerei bombardieri e con i carri armati.

L'arte deve entrare nella vita reale, esserne parte integrante, così come la vita deve entrare nell'arte. Non ci si può più permettere alcuna manipolazione, per cui lo spazio, quello dipinto, prima che essere rappresentato deve essere vissuto.
Roberto Crippa è stato colui che ha sperimentato nella vita ciò che altri hanno limitato alla sola teoria. Crippa era fermo assertore che la tavola pittorica era la risultante sintetica di un percorso che doveva andare ben oltre la sola idea.
Quando Lucio Fontana nel 1946 parlava di
arte tetradimensionale, intendeva un’arte che fosse la più possibile completa ed esauriente, basata su un'esperienza che andasse ben oltre, che venisse fatta direttamente sul campo, attraverso una sperimentazione in grado di mettere insieme appunto arte e vita.
La vista, da sola, non è più sufficiente ad esprimere le complicanze di una contemporaneità in veloce ridefinizione, deve essere relativizzata a favore di multisensorialità capace di recepire complessità non facilmente semplificabili in schemi convenzionali e l’opera deve essere un compendio esauriente in grado di interpretare le nuove possibilità.
Un'adesione allo Spazialismo vera e completa quella di Roberto Crippa che è stato forse l'unico ad averne effettivamente applicato i valori nella quotidianità. Ogni suo gesto prendeva energia dal concepire arte e vita come un tutt'uno inscindibile, gesto che acquistava forza e credibilità nel fondere insieme la dimensione dell'arte e quella dei sensi, quasi a voler dimostrare che questi due mondi corrono paralleli e si avvicinano solamente per mezzo delle sue opere.
Nessun confine: la terza dimensione è percorsa da Crippa con il suo aereo acrobatico - lo Zlin Z526 - in tutte le direzioni, in moto spiraliforme e vorticoso, rapido ma misurato perché egli non dimentica mai che l'unico limite al movimento è la materia, quella vera. Tutto il resto è un
vuoto volabile, un nulla da riempire per fuggire alla vacuità. La materia per Crippa è Essere e, così come fa con lo spazio, è motivo d’indagine per cui non si accontenta mai solamente di emularla sulla tela. Lavora con i legni, i metalli, i sugheri, la ceramica, indagando con consapevolezza gli elementi che costituiscono l’Essere per comprendere come affrontare il nulla, il Non Essere.
In arte il
vuoto va riempito perché, come diceva Aristotele, natura abhorret a vacuo. Ogni vuoto va colmato in quanto equivale a qualcosa che non si conosce, e come tale spaventa e terrorizza. Lo stesso nulla che va riempito con le acrobazie del suo aeroplano. Azioni creative eseguite in volo come sulla tela, per evitare che il nulla avanzi e ci risucchi nella sua voragine.

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"È vero, principe, che una volta avete detto che il mondo sarà salvato dalla bellezza?" Dostoevski, L'Idiota

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