Articolo pubblicato su l'Aperitivo Illustrato

Scritto critico edito sulla pubblicazione Real Arte per la mostra del settembre 2010

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DELE', le voci dentro.
di Giacomo Belloni

Delè nasce a Monfalcone, in Friuli, nel 1964.
E’ però in Veneto, terra d'origine della famiglia, che egli trascorre gran parte della sua travagliata infanzia, regione che, parimenti al suo Friuli, porterà sempre nel cuore.
Sin da giovane è appassionato di disegno e di pittura, espressioni artistiche grazie alle quali riesce ad esprimere in modo coerente i suoi sentimenti e i suoi stati d'animo solitari e malinconici.
La pittura, ancor meglio del disegno poi, sembra essere l’unico mezzo capace di farli emergere, di farli venir fuori in modo che possano essere condivisi con le persone a lui vicine.
Proprio per il suo carattere schivo, nonostante il grande interesse che suscitano le sue opere, Delè è da sempre restio ad esporre i propri lavori, sentiti come parte di quel sé profondo e nascosto, e, per questo, protetti come un bene prezioso.
Oggi, alla luce dei successi recenti e persuaso dal grande interesse intorno alla sua opera, Delè vuole esternare il suo amore per l'arte, sente la necessità di condividere il suo mondo emozionale attraverso i nuovi lavori chiamati
le voci dentro.
Le voci dentro, nome singolare ed emblematico per un nuovo periodo di straordinaria pienezza creativa caratterizzato da colore e materia, utilizzati come strumenti sinceri capaci di esprimere una dimensione intima e, qualche volta, utilizzati in modo aggressivo, come a voler ritrovare attraverso essi un grado zero per ricominciare a fare arte, evitando il rumore e le parole altisonanti.
Inizia così, supportato dalla Real Arte, una nuova fase della sua vita artistica, un nuovo percorso creativo che lo vede protagonista della nuova stagione espositiva autunnale.
Delè dipinge se stesso. I suoi lavori sono il riflesso esteriore di un sè intimo, autoritratti della sua delicata e fragile interiorità, della sua dimensione più profonda.
Sulla tela, eleganti stesure orizzontali di colore reso materico e consistente da numerosi passaggi della spatola e del pennello. Strati pesanti e superfici scabrose che vogliono coprire e proteggere tutto ciò che egli, durante la riflessione creativa, ha inavvertitamente svelato attraverso un percorso meditato e sofferto.
I sui lavori sono il punto di partenza di una riflessione indispensabile per riscoprirsi e per ritrovarsi di fronte all’evidenza espressa nell’opera conclusa.
Delè è un artista introverso. Il colore, steso a monocromo, è lo strumento utilizzato per proteggere le proprie sensibilità, incautamente rivelate attraverso l’opera.
Egli dipinge per visualizzare le proprie inquitudini, per leggersi senza fraintendimenti sulla tela. Il percorso creativo quindi, diviene inevitabilmente un percorso analitico.
Quando lavora sull’opera Delè si spoglia degli abiti scomodi che gli sono serviti per adattarsi ad un faticoso contesto sociale, pesanti armature resistenti all’invadenza, indossati per proteggersi dalla sua inadeguatezza alle consuetudini.
Quando dipinge Delè elimina tutto ciò che non gli è necessario, nessun orpello posticcio con funzione mimetizzante, nessuna maschera applicata; quando dipinge Delè non si nasconde, non ne ha più bisogno, perché l’operazione artistica lo rivela senza frapposizioni.
Gli strumenti della pittura sono le armi che utilizza per ritrovare se stesso; come un ballerino con la musica egli ritrova il suo elemento naturale, recitando il ruolo che meglio lo riconcilia con i suoi difficili contesti relazionali.
Quando il lavoro è completo egli volutamente mistifica e confonde, ricopre con la materia l’ “essenza” di un sé delicato, per proteggersi da un mondo avverso ed ostile, per non rivelare una personalità troppo vulnerabile.
Nonostante le copiose applicazioni materiche successive, la sua emotività traspare attraverso i tagli orizzontali, attraverso gli squarci ricavati tra la stesura monocromatica, messi lì come a voler lasciare uno spiraglio di contatto tra la sua dimensione profonda ed il mondo sensibile, aperture che sono una chiara richiesta di aiuto dall’interno, per un ricongiungimento ed una riconciliazione con un esterno opaco.
La sua arte è prima di tutto un lavoro su se stesso. Il processo creativo gli consente un ricongiungimento con quella sua parte più vera tenuta nascosta dalla paura di manifestarsi.
Mentre dipinge Delè si riappropria di sè riuscendo a liberarsi dei ruoli e delle funzioni che il convivere sociale esige.
Ecco perché la sua pittura ci appassiona fin dal primo approccio. Anche se ci siamo imbattuti in lui solo distrattamente, anche se abbiamo dedicato ad un suo dipinto solamente un rapido sguardo, rimane in noi una traccia evidente, un segno marcato che vogliamo approfondire.
Sappiamo e percepiamo che, oltre la superficie, vi è molto altro. Ciò che appare sull’opera non rimane fine a se stesso ma è una finzione esteriore che rimanda ad una sostanza nascosta che, non è solamente quella di Delè, ma quella di ognuno di noi.


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"È vero, principe, che una volta avete detto che il mondo sarà salvato dalla bellezza?" Dostoevski, L'Idiota
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